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Conosciamo gli autori: Raissa Coletti

Immagine del redattore: Costanza GhezziCostanza Ghezzi

Intervista con l'autrice, di Costanza Ghezzi.


È uscito il 26 aprile scorso il primo libro di Raissa Coletti, un romanzo di formazione/young adult, che ha come tema centrale l’amore, declinato al plurale: relazione, amicizia, attenzione verso l’altro, cura del sé.

Solare, determinata e con il sogno di diventare una giudice, Emma approda alla San Diego University per il suo primo anno di college, piena di buoni propositi: vuole studiare, fare amicizia e divertirsi. Le sue aspettative vengono però disattese dall'incontro con Dylan Evans, un ragazzo affascinante, misterioso e genio della matematica. Emma che fino al quel momento non si è mai trovata faccia a faccia con il dolore, trova il coraggio di vincere le sue paure insieme a Thomas, amico d'infanzia di Dylan, e con lui cerca di scoprire il mistero che si cela dietro agli occhi di quel ragazzo bellissimo e incapace di esprimere emozioni.

L'autrice ha affidato a noi di Thàlia l'editing del testo, ne parliamo insieme.





Ciao Raissa, grazie per aver accettato di essere intervistata. Vuoi presentarti usando tre aggettivi per descriverti?

Ostinata, curiosa, meritocratica.


Quali sono le cose che ami di più fare in questo momento della tua vita?

In questo periodo sto dedicando l’anima - perché il corpo e la mente sono sempre a lavoro - a Seminiamo Cultura un mio progetto che ha come obiettivo quello di “seminare” una cultura di genere. Sono sempre stata del parere che per scuotere bisogna fare rumore. Faccio tutto io, grafica dei post, dirette, copy e devo dire che nulla mi risulta faticoso, perché per me è una scelta di vita. Non è solo essere dalla parte delle donne, è condividere una sorellanza fatta di lotte per i propri diritti, giorno dopo giorno.

Inoltre, da qualche mese mi diletto a studiare spagnolo, una lingua che ho scoperto amare.


Qualche tempo fa ho assistito a un tuo raffinato monologo su Olympia De Gouges, l’anno scorso è uscito il libro Tracce di donne, da te curato, che racconta come molte donne hanno vissuto il lockdown. Che rapporto hai con i femminismi?

Il femminismo è tra i movimenti politici, sociali e culturali quelli che ha segnato più profondamente la società italiana nella seconda metà del ‘900. Un movimento che ha messo in discussione il rapporto di potere tra i sessi, sia a livello politico-sociale che all’interno della famiglia e denunciato in varie forme le dinamiche di oppressione di genere. Con pratiche e percorsi nuovi: dalla emancipazione femminile alla “liberazione” dai ruoli imposti, il partire da sé, l’autocoscienza, il tenere collegato l’individuo e la collettività, il privato e il pubblico. Un movimento che ha affrontato tematiche quali l’autodeterminazione del proprio corpo e il tabù della violenza domestica.

Eppure, questo movimento non è stato, e non è, sufficientemente riconosciuto nelle sedi istituzionali e scolastiche.

La mia, Costanza, è una nuova voglia di “femminismo”, quella che ti spiega in parole semplici, chi siamo state nel passato, da chi possiamo prendere ispirazione e da cosa il femminismo può liberarci oggi.


Che rapporto hai con scrittura e che tipo di lettrice sei?

Scrivo da quando sono piccola, ovunque, sui diari di scuola, sulle ultime pagine vuote dei libri, sui tovaglioli dei bar, solo che è sempre stato così spontaneo da non essermene mai resa conto. Il mio primo racconto è stato il Signor Soldino, che se ne andava per il mio paesello nelle tasche di ogni turista, che frequentava il bar e raccontava delle sue corse lungo i prati o di quanto fossero scomode le tasche dei passanti. Avevo forse nove anni. Amo scrivere ma non è semplice, talvolta la storia che t’immagini poi sulla carta non ti viene e sei li a crogiolarti per giorni perché non trovi la parola giusta o quel personaggio non ti convince proprio. Ho un posto segreto dove scrivo, che poi così segreto non è perché lo conoscono tutti, il treno. Alza la Voce, è stato scritto completamente in treno durante i miei viaggi di andata e ritorno verso Roma nel 2019. Amo i romanzi storici, quelli però che ti lasciano un segno, un insegnamento, e che vorresti rileggerli dopo qualche mese per capire meglio, quelli che ti lasciano un senso di “forse qualche dettaglio mi è sfuggito”. Mi piace molto il fantasy, sono una fan sfegatata di Harry Potter, leggo anche romanzi di giovani emergenti perché mi attrae la narrazione contemporanea, leggo i libri per ritrovarmi.

Alza la voce è un romanzo che potrei collocare, se vogliamo attribuirgli un genere, tra lo young adult e il romanzo di formazione. È evidente che non desideri solo raccontare una storia di amore adolescenziale, ma vuoi anche lanciare un messaggio. Ce ne vuoi parlare?

Sì, esattamente, la storia di Emma e Dylan vuole spingere i lettori, soprattutto quelli più giovani, a interrogarsi sulle differenze, sulle imperfezioni, su come possano renderci unici e quanto sia importante mettersi in una condizione di “ascolto” verso chi non ha voce.

Questo libro vuole essere il manifesto del coraggio per chi si sente ultimo, per chi non riesce a emettere un suono, per chi è intrappolato dentro se stesso in una società giudicante che ci vuole perfetti e sempre al top, penso che Alza la Voce sia proprio un’inversione di marcia.

Un amore che ti salva, che è in grado di andare oltre ogni pregiudizio anche se all’inizio ne sei spaventato/a, di quell’amore che ti spinge a reagire, che non ti molla.

Vorrei celebrare l’empatia e fare un atto forse rivoluzionario oggi, quello di “normalizzare” la fragilità umana.


Quale parte di te è racchiusa nella storia e in quale personaggio o personaggia ti identifichi “un po’ di più”?

Quando ho iniziato a scrivere il personaggio di Emma, l’ho scritto d’impulso, ogni descrizione che la riguardava, ogni risposta o comportamento era frutto di un lavoro inconscio che solo dopo ho capito appartenermi. Sono letteralmente Emma, impulsiva, testarda e pronta ad andare oltre la semplice copertina di un libro.


Il libro ha ricevuto anche proposte di pubblicazione da parte di Case Editrici, perché hai scelto di pubblicare con Amazon?

Quando ho ricevuto la prima proposta di pubblicazione ero molto emozionata e allo stesso tempo spaventata, non era facile per me, nonostante la voglia di portare alla luce il mio libro, farlo pubblicare. Sono passati due anni da quella proposta e finalmente ho avuto il coraggio di pubblicare, l’ho fatto in modo indipendente, se una nuova Casa Editrice si farà avanti valuterò volentieri una nuova proposta.


Ci sarà un sequel?

Assolutamente sì.


Hai affidato la cura dell’editing a Thàlia, ci lasci una testimonianza della tua esperienza?

Un viaggio bellissimo. Ho affidato il mio libro così come lo avevo scritto, grezzo, come se avesse un addosso un abito stropicciato e l’ho riavuto indietro migliorato ma non stravolto, era ancora il mio libro, solo che il suo abito era stirato, più fluido. Un lavoro delicato e di grande empatia nei confronti dell’autore, affiderò sicuramente anche il lavoro del sequel di Alza la Voce a Thàlia che sin dall’inizio ha preso a cuore la storia di Emma e Dylan.








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